Ma a voi, se vi ritrovaste chiusi in una prigione, su un’isola, verrebbe mai in mente di costruire delle ali per scappare via?!
A Dedalo sì, e meno male, perché altrimenti non sarebbe esistito uno dei miti greci più famosi di sempre.
Dedalo era l’artista più bravo dei suoi tempi, viveva a Creta, ed era l’uomo di fiducia del re Minosse tanto da avere il compito di costruire il labirinto per il Minotauro.
A questo punto, però, ci sono varie versioni; fatto sta che, sia stato per punirlo per aver contribuito alla fuga di Arianna dal labirinto, sia stato per rivalsa rispetto all’umiliazione subita nel vedere assecondato l’amore della moglie nei confronti di un toro, Dedalo venne imprigionato dallo stesso Re, assieme a suo figlio, Icaro.
Da questo momento in poi la storia è nota: Icaro prende degli alveari dal soffitto così che Dedalo, grazie alla combo lente-raggi di sole costruisce due paia di ali fatte di cera e penne di uccelli, e riescono quindi a spiccare il volo, ma Icaro, nell’euforia del momento, ignora gli ammonimenti del padre, si avvicina troppo al sole e… un bel tuffo in mare da un’altezza che Red Bull Cliff Diving levate proprio.
“Chi tutto vuole, nulla stringe” direbbe mia nonna, ma insomma, lo sappiamo cosa vuole dirci questa storia. L’interpretazione classica vuole che non dobbiamo lasciarci inebriare dalle conquiste fino a perdere il controllo, così come dobbiamo conoscere – e rispettare- i nostri limiti.
Ma ad una sognatrice cronica non può piacere il “vola ma con limitazioni”, per questo vi parlerò degli Icaro di Matisse.
“Icaro” e “La caduta di Icaro” sono ottenuti con la papier decoupès, una tecnica particolare di decoupage che si basa sull’utilizzo di carta colorata per ottenere delle forme da incollare, evitando qualsiasi tipo di spennellate, dato che l’artista ormai anziano, tremante e su una sedia a rotelle a causa di una malattia, non riusciva più a dipingere, né tanto meno a scolpire.
La prima, del 1943, è una raffigurazione più fedele alla storia originale: Icaro, una sagoma
goffa e sfocata che cade dal cielo.
L’ estrema essenzialità della tecnica si manifesta anche attraverso la scelta dei colori: solo i tre primari più una striscia di nero che esprime il movimento della caduta.
Per quanto riguarda la seconda, creata tre anni dopo, mi piace pensare che Matisse si ribellò all’idea di fondo della storia classica di Icaro, e volle dargli vita nuova: niente ali, Icaro spicca il volo grazie a quella forza che prende da dentro, quella palla rosso fuoco al centro del petto, il desiderio.
E dove va? Non vola verso il Sole, sarebbe troppo poco probabile, troppo caldo e inarrivabile per essere bramato: l’uomo quando si alza in cielo va verso le stelle..
Però wagnù, equilibrio: restiamo giusto con la punta sulla terra!
SALMONELLA
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