A chi non è mai capitato di sognare foreste di frutti esotici, pappagalli e cacao ad ogni passo?? Ricordatevi due nomi: Felipe Villela e Marco De Boer, due nomi e un grande promessa. Tutto inizia con un viaggio nella foresta amazzonica, sette anni fa. Felipe, figlio di un dirigente bancario, aveva 19 anni, e decide di partire con degli amici per un viaggio nella foresta Amazzonica, si prende una specie di anno sabatico per comprendere meglio il suo futuro. Incontra le popolazioni della foresta, incontra gli spiriti della foresta, incontra una parte spesso trascurata del suo Brasile. Infine incontra Marco De Boer(Olandese), al TFF (Thought For Food), una competizione annuale, globale, focalizzata sulla creazione di startups socialmente responsabili in agricoltura. Insieme cominciano ad approfondire le pratiche agricole degli indigeni, quelle più primitive e legate ancora ad una vita nomade, che quindi non si basava sullo sfruttamento costante di uno stesso terreno. Da brasiliani “occidentalizzati” scoprono che gli indigeni possiedono un patrimonio immenso di conoscenze dei segreti della foresta. Pian piano comincia a prendere forma un’intuizioneː e se tornassimo a prendere dalla foresta tutto ciò di cui abbiamo bisogno? L’agricoltura potrebbe essere un mezzo per combattere la deforestazione
ReNature Foundation è stata la risposta. Nata circa due anni fa, questa fondazione si è prefissata di portare nel mondo, dal Brasile all’Indonesia, un nuovo modello di produzione, improntato sulla agroriforestazione e sulla cooperazione tra aziende, ricercatori e popolazioni locali. Sono già centinaia e centinaia gli ettari bruciati di foresta Amazzonica che ReNature ha ‘riforestato’ piantando colture erbacee o arboree produttive. Una delle principali colture impiantate è stato il cacaoː con immenso stupore hanno scoperto che, mentre 1 ettaro di cacao coltivato in maniera tradizionale produce circa 400 kg, lo stesso terreno secondo le pratiche agroforestali produce ben 1100 kg!! Ma insieme al cacao, in questo nuove foreste si può trovare ogni tipo di frutto del luogo, dalla papaya, alle banane, al mango, al caffè, alla soja, al cotone, alle noci brasiliane, ben lungi dal pericoloso ideale di monocoltura che gli agricoltori sudamericani – o meglio, europei in Sud America – hanno perseguito per decenni, o anche secoli. Oltre al pregio di contribuire alla riforestazione, ovviamente questa nuova pratica promossa da ReNature, ha molti altri vantaggi: permette alle popolazioni locali una maggiore indipendenza rispetto ai prodotti occidentalizzati, contribuisce alla sopravvivenza di molte specie animali e vegetali che già rischiano moltissimo l’estinzione (secondo l’ultimo rapporto WWF, solo in Amazzonia sono 265 le specie a rischio, 180 animali e 85 vegetali), e preserva oltretutto una biodiversità ortofrutticola che altrimenti lascerebbe spazio a colture più veloci e remunerative nel breve termine, più o meno il problema di sempre … Obbiettivo?? Restituire alla foresta Amazzonica 1 milione di ettari entro in 2030.
DRUPO
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