Mentre ci lamentiamo della pandemia, anche ci ripetiamo fino al limite della credibilità che “però ha portato anche cose buone!”. La pandemia ci lascerà forse con la convinzione che un vaccino può salvare l’umanità: a mio avviso non è così. NON SONO UN NO-VAX, specifico prima che qualcu
no mi denunci ed elimini Lo Sclerozio dalla sua bacheca. Dunque mi spiego meglio: voi siete proprio convinti di voler ritornare al mondo com’era prima di Marzo? Per quanto mi riguarda non ne sono affatto certo. “No volveremos a la normalidad, porque la normalidad era el problema” ci hanno discretamente ricordato i cileni in Maggio, e con questi mi trovo d’accordo.
Pongo un problema troppo grande? Può essere, e allora ora non voglio sprecare la vostra attenzione per districarmi in questioni etico-sociali che forse il povero lettore,
in sessione invernale, vuole per un attimo mettere da parte: voglio raccontare invece di un’esperienza nata in autunno in seno ai dipartimenti di lettere dell’UniBa: Cinemomus. Cinemomus nasce sull’onda del sogno di alcune studentesse di coltivare in condivisione la propria passione per il cinema. Appoggiate dagli amici di Spazio Comune, hanno avviato un cineforum di quattro appuntamenti. Un “Giro d’Europa in scorci d’autore” in cui vari docenti, studiosi delle culture europee in oggetto, hanno guidato dei dibattiti che con sincerità sono riusciti a coinvolgere l’entusiasmo degli studenti, ambiziosi, tesi a dilatare lo sguardo sul reale con l’ausilio di occhio e la cinepresa di giganti del cinema europeo. Si è partiti dall’Italia festaiola e sorrentiniana de La grande bellezza (P. Sorrentino, 2013), si sono attraversati il dramma delle banlieux parigine con La haine (M. Kassovitz, 1995), quello alienante e attuale dei migranti con La donna dello scrittore (C. Pedtzold, 2018), per arrivare alla Spagna oscurantista e remprimente di P. Almodovar ne La mala educatiòn (2004).
Il successo di questo primo breve ciclo ha permesso, con la collaborazione dei dipartimenti, di organizzarne un secondo allargando la danza delle pellicole a registi extraeuropei, ma niente spoiler, seguite la pagina di Cinemomus per scoprire quali proposte ci faranno!!
Nel frattempo, un gruppetto di caldi cinefili, mal sopportando l’impaziente attesa del secondo ciclo (che si terrà in Primavera), ha scelto di riempire questo “vuoto” in autonomia, senza l’ausilio delle istituzioni, attrezzato di curiosità, tempo e, perché no?, anche una non sottile vena polemica. Così a turno si propone un film a settimana e se ne discute online la domenica sera dopo le 22. Un percorso disomogeneo di stili, culture, personalità, tematiche che si alternano ogni settimana, ma contribuiscono a costruire una caleidoscopica interpretazione del reale, un incontro fra le opposte sensibilità di chi propone e di chi commenta i film in questione. Ci si è molto riscaldati su film di fantascienza, che incontravano l’entusiasmo di qualcuno e il disgusto di altri, come 2001: Odissea nello spazio (S. Kubrick, 1968) o Arrival (D. Villeneuve, 2016); altri hanno incontrato freddezza e delusione, come un deludente Woody Allen in Match Point (2005); o altri, come Bande à part (J. Godard, 1964), che pur unanimemente definito ‘demenziale’, hanno incontrato il piacere di molti; o ancora Mr. Nobody (J. Van Dormael, 2009), amletico, insolubile punto di domanda per la maggior parte; il cinema coreano il il gigantesco Kik Ki-duk (Ferro3, 2004 e Pietà, 2012) e perfino un quasi inedito e dimenticato Stefano Benni dietro la cinepresa (Musica per vecchi animali, 1989). E questi sono solo alcuni dei titoli, citati per dare a chi legge una vaga idea dell’eterogeneità di spunti e di dibattiti che ogni domenica si protraggono fino alle ore piccole, fra distillati, fermentati e tramezzini!!
“Questi giovani di oggi” che costruiscono ponti, che interrogano l’arte per trarne delle risposte, ma soprattutto per formulare nuove domande, per crescere nello nome di Momo, che dà il nome a questo piccolo e scoppiettante collettivo cinefilo: presso gli antichi dio dello spirito critico e dell’ironia provoca i dibattiti, accende micce, costruisce rapporti. Così il mondo cambia, moltiplica o demoltipica i rapporti di rotazione, inverte la rotta, intraprende nuove strade, che siano però più convincenti dell'obsoleto mondo pre-Covid.
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