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Primavera sull’Alta Murgia


Le api stanno simpatiche un po’ a tutti, chi più chi meno, e i telegiornali e gli ambientalisti ci rompono le palline di polline con la storia dell’estinzione delle api… ma concretamente che si fa? Sì, agricoltura biologica, sì, imprese sostenibili, sì kilometro 0… ma mica esistono solo gli uomini! Diciamo che in un agro-ecosistema, se dovessero scomparire le api, l’uomo si ingegnerebbe con mezzi più o meno etici, sia pure schiavizzando le donne e i bambini per impollinare a mano i fiori di mandorlo e di pero come avviene in Cina, ma se le api scomparissero negli ecosistemi “non antropizzati”? Poi, con tutta la biodiversità di cui ci si riempie la bocca, perché si parla solo di api? Non esistono per caso anche i generi Megachile, Osmia, Melipona e un’infinità di altri impollinatori? Eh già, in verità le simpaticissime api sono diventate, più che un simbolo di sostenibilità, simbolo economico, utili più a preservare il sistema economico costituito, che non l’ecosistema.



Eppure talvolta qualcosa si muove, come sta accadendo nel Parco Nazionale dell’Alta Murgia: è di qualche giorno fa la notizia del progetto lanciato dal Parco per il monitoraggio e la tutela degli Imenotteri e del Lepidotteri spontanei dell’Alta Murgia. Il piano si inquadra all’interno delle “Azioni per la protezione degli impollinatori e diffusione dell’entomofauna”, previste dalla Direttiva del Ministero dell’Ambiente n.23838 del 24/10/2019, finalizzata ad arginare il rischio di estinzione dei tanti impollinatori fratelli meno noti delle api.


Il progetto è molto ampio e prevede sia indagini di campo e raccolta dati, che attività di formazione e sensibilizzazione sull’importanza di api e farfalle e della tutela del loro territorio. Attraverso le indagini di campo verrà realizzata una prima lista sommaria delle specie presenti, al fine di valutare le scelte più corrette da operare per la protezione degli stessi. Inoltre il coinvolgimento di cittadini e abitanti del Parco passerà anche attraverso l’utilizzo della piattaforma iNaturalist su cui si potranno caricare foto e registrazioni degli avvistamenti.

E’ notevole anche l’impegno comunicativo: è prevista la realizzazione di video pillole sul tema degli impollinatori oggetto di studio e per far conoscere gli aggiornamenti del progetto. Inoltre sono in programma webinars, momenti di confronto sia con agricoltori che con apicoltori, sugli aspetti ecologici delle loro attività produttiva.



Insomma un piano ambizioso, lungimirante, aperto… una boccata d’aria per un Sud impantanato nella scusa della “carenza di risorse”. Certo, fa rabbia sapere che questo progetto sarà seguito dal Dipartimento di Biologia dell’Università di Firenze, e non dall’Università di Bari, tuttavia ci rasserena pensare che l’assegnazione del progetto abbia seguito un principio meritocratico e non territoriale, magari evitando che andasse in mano ad incompetenti.

Il Parco ci dà appuntamento al 9 gennaio prossimo, noi ci saremo… e voi??


Drupo

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