Ciao sclerati, oggi sogniamo un po’…
So bene che fuori fa freddo, che siamo ancora a febbraio, so anche che questo mese per noi studenti è particolarmente inteso e faticoso, per questo ho voglia di fare con voi un piccolo salto nel tempo, ecco,
allora immaginate giugno, il calore del sole, le giornate infinitamente lunghe, il mare, le serate in spiaggia e le passeggiate mattutine tra i campi. E mentre passeggiate immaginate di incontrare un’infruttescenza del
Taraxacum officinale, cioè quello che noi tutti chiamiamo spesso il Soffione, di coglierlo e di soffiarci sopra
e di godere della bellezza di quei piccoli acheni che si innalzano e prendono il volo, fino a scomparire nell’azzurro del cielo limpido.
Il Taraxacum officinale appartiene alla famiglia delle Asteraceae, è considerata una pianta infestante,
l’antesi avviene da aprile fino ad ottobre ed i fiori ligulati sono di un giallo inteso o arancio. Il frutto è un achenio, frutto secco indeiscente, sormontato da un pappo biancastro o grigio. L’ etimologia di Taraxacum pare che derivi dal greco “τάραχος” “tárachos” disordine e da “ἄκος” “ácos” rimedio, nel senso di rimedio per ogni male.
Questa infruttescenza è covo di molte leggende, si narra infatti che spesso gli innamorati leghino al volo
degli acheni i loro più profondi desideri o pensieri, riservati ai propri compagni, se però l’amore voi non lo
avete ancora incontrato, sono qui per raccontarvi un’altra storia.
Prima dell’arrivo dell’uomo pare che la Terra fosse abitata da esseri fantastici, gnomi, troll ed altri esserini strani e gentili, tra i quali anche le fate.
Si dice ancora, che proprie queste, per la loro bellezza, fossero state le prime prede degli uomini, i quali iniziarono a catturarle ed a rinchiuderle in piccole gabbie, per poterne ammirare le virtù, le fate, allora intimorite, decisero di sfuggire alle catene trasformandosi in piccoli fiocchi bianchi e rifugiandosi tra i petali di fiori gialli, che crescevano ai bordi dei campi, questi fiori, le tenevano custodite ed al sicuro, ma alla caduta dei petali, questi piccoli fiocchi tornavano a mostrare la loro bellezza e con l’aiuto di un soffio di vento queste riprendevano ad essere libere, libere di svolazzare nel cielo e di raggiungere luoghi lontani, senza
il timore d’essere rinchiuse.
REGIA
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