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Immagine del redattoreLe piccole Ife

Questioni di corna

Aggiornamento: 3 nov 2020


A qualcuno sarà capitato di certo di vedere un vecchio nonno o zio togliersi il cappello arrivando in campo, e molti non avranno capito il perché di questo gesto: i vecchi salutano la terra. Eh già… e senza nemmeno essersi fumati nulla!

E avete mai visto due indiani d’America darsi all’amore sui campi appena seminati?? Beh noi no, anche perché sono quasi tutti ritornati alla terra, e meno male per loro perché i paparazzi starebbero sempre in agguato! Eppure un tempo lo facevano per trasmettere fertilità al suolo.

Sono tantissime le tradizioni contadine legate alla terra, ma fra le tante una particolarmente interessante riguarda le corna… no, non quelle che intendete voi, ma quelle vere. Di mucca. Stiamo parlando di una pratica che ha persino un nome in codice (BD500) e appartiene alla Biodinamica, una teoria ‘agronomico-filosofica’ elaborata da R. Steiner negli anni ’20 del secolo scorso. Spesso considerata una pratica ‘non scientifica’, la Biodinamica si sta costruendo un discreto curriculum di ricerche scientifiche in vari angoli del mondo. Quindi dicevamo, letame, in un corno (che deve essere rigorosamente di mucca, eh, né di toro né di altri materiali), sotto terra: sembra una fiaba di cattivo gusto (e odore…!), eppure è stato dimostrato che l’utilizzo di questo preparato (sotto forma di spray, dopo essere stato dinamizzato- ovvero sottoposto ad ossigenazione per un’ora con acqua a 37°C) causa principalmente un accumulo di nitrati e di N totale, oltre a portare il pH in un range subacido… che come ben sapremo, sono tutti fattori tendenzialmente migliorativi di un terreno.

Ma c’è di più: altri studi hanno verificato come la presenza di questi corni seppelliti nei campi durante l’inverno, provochino incrementi esponenziali della produzione: per esempio in India la coltura convenzionale di carote produce circa 14 t/ha, laddove il trattamento in biodinamico dei terreni in condizioni pedoclimatiche analoghe, oltre a migliorare sensibilmente la qualità in termini di vitamine e amminoacidi, può portare la produzione fino a 25-30 t/ha. In uno studio del 2018 condotto su diverse varietà di patate in Lituania, è stato invece evidenziato come il trattamento con BD500 ha apportato miglioramenti sia nel terreno grazie all’accumulo del 9-22% in più di nutrienti importanti per la crescita della pianta (come P, K e N), e sia nei tuberi stessi: rispetto al controllo (stesse varietà coltivate senza BD) le patate trattate si sono infatti distinte per il contenuto più elevato in composti fenolici e antocianidine, ma anche per una più intensa attività antiossidante. Tutto merito dei batteri appartenenti al genere Bacillus spp., si ipotizza. Altre evidenze si erano ottenute già in India, nel 2013, in uno studio su piante di soia, dove si era scoperto come questi trattamenti avevano portato ad ottimi incrementi dei valori di proteine e carboidrati totali, zuccheri riducenti e clorofilla a e b. Insomma sappiamo di avervi confusi, qui tra segale e biodinamico non possiamo più nascondercelo: VIVA LE CORNA!

FONTI Nijolė Vaitkevičienė, Elvyra Jarienė, Reto Ingold, Jasmin Peschke (2018). Effect of biodynamic preparations on the soil biological and agrochemical properties and coloured potato tubers quality. De Gruyter, Open Agriculture. 2019; 4: 17–23

Bindhu , VijayakumarI, Hiranmai Yadav (2013). Utilisation of Biodynamic Farming to Improve Quality Attributes of Soybean (Glycine max L. var. Co. Soy). Science, Technology and Arts Research Journal, Jan-Mar 2013, 2(1): 32-35

J. Endelma, M. Gardner, J. Brinkley, H. Courteney, W. Via, B. Wickert (2014). Nitrogen dynamics of biodynamic horn manure. Spring Biodynamics, issue 282; 38-43


K. Perumal, T.M.Vatsala (2000). Utilization of local alternative materials in cow horn manure preparations: a case study on biodynamic vegetable cultivation. Shri A.M.M. Murugappa Chettiar Research Centre

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