Due piccoli semini di Papaver setigerum furono ritrovati in una sepoltura risalente al 12000 a.C. nella penisola iberica, uno dei quali era anche bruciacchiato. Questa è la prima testimonianza della longeva relazione tra l’uomo e il papavero, una pianta da sempre utilizzata per scopi alimentari, terapeutici o per semplice piacere. Il genere Papaver comprende molte specie tra cui il comune P. roheas e il selvatico P. setigerum da cui venne selezionato il più potente e coltivabile P. somniferum. Il lattice che scorre nei vasi di queste piante è ricco di alcaloidi tra cui morfina, codeina, tebaina, rohedina e papaverina, tutti fautori dell’abbandono di chi li assume tra le braccia del Dio Morfeo. Stranamente carente è la mitologia relativa al papavero, ma vastissima è la produzione artistica attorno ad esso, dato che negli ambienti più creativi della società inglese e francese del XVIII-XIX sec. l’oppio era un po’ come il caffè appena svegli, con l’effetto opposto ovviamente. Alcune ricerche evidenziano la predisposizione del genere Papaver alla crescita in ambienti antropici o nelle loro vicinanze; infatti abbiamo testimonianze di questa convivenza provenienti da molte zone del Mondo, anche dalla Puglia, più esattamente dalla Daunia del VII sec. a.C. . Nella Cina nel XV secolo l’oppio veniva chiamato “Chun yao”, letteralmente “pozione di primavera”; era usato come afrodisiaco e medicinale, inizialmente solo tra l’alta società, secoli dopo anche dalla gente comune data la facile coltivazione – sarà per questo che sono diventati così tanti-. Anche Zio Benito ci si interessò nel ’35 finanziando la coltivazione in Italia meridionale per l’utilizzo terapeutico della morfina, evitando così l’importazione. Oltre alla specie stupefacenti caratterizzate da dei petali rosa con varie possibili sfumature e delle grosse capsule come frutto, la specie P. roheas veniva utilizzata per la preparazione di pasti o bevande per conciliare il sonno degli infanti. Insomma pare che la brutta immagine del tossico con la siringa sia circoscritta solo alla nostra epoca poiché in altri tempi che venisse fumato in lunghe pipe o infuso in del vino scarlatto, il papavero non perdeva mai la sua semplice ma distinta eleganza.
ER GINO
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