Nei passati numeri della rubrica si è parlato di Pasta, Pettole e del lievito Saccharomyces cerevisiae. Questo mese dovremmo seguire il tema “Volare”, ma di alimenti che volino, per giunta fermentati, non se ne son visti mai. Ritrovare un collegamento tra il volo e cibi fermentati non è affatto semplice: potremmo discutere di quanti batteri finiscono sul nostro piatto di fusilli quando il tizio del tavolo vicino si soffia il naso, oppure di quante spore si depositano sulle stoviglie di casa prima di impiattare le nostre orecchiette e cime di rapa. Trascuriamo le fermentazioni e focalizziamoci su quello che è l’ambiente nel quale si compie l’azione del volo: l’atmosfera. L’aria non è di certo un valido “terreno di coltura” in cui i microrganismi (mo) possono crescere, ma si configura come un veicolo di polveri e goccioline che possono supportare batteri&Co. I mo possono essere trasportati su particelle di polvere, ma anche in grandi goccioline che tendono a posarsi rapidamente su altro materiale e nei nuclei di goccioline che permangono in sospensione all’evaporazione delle piccole gocce di liquido. Alcuni mo immessi nell’aria atmosferica e trasmessi per via aerea muoiono entro pochi secondi, altri sopravvivono mesi o più a lungo. L’ultima sorte dei mo dell’aria dipende da una serie complessa di condizioni che includono l’umidità, la temperatura, la quantità di luce solare e la dimensione delle particelle che veicolano i mo. È inoltre importante il tipo di mo, per esempio quelli che formano spore o cisti sopravvivono più facilmente nell’atmosfera per lunghi periodi di tempo. A scoprire che l’atmosfera terrestre, a circa 8-14 chilometri dal suolo, pullula di Batteri&Co., è lo studio pubblicato dal Georgia Institute of Technology di Atlanta. Tale studio ha stimato che il 20% delle particelle presenti nella fascia più alta della troposfera è composto da mo; non è ancora chiaro se queste comunità vengano trasportate solo temporaneamente in alta quota dai venti o, nel caso vivano normalmente in questa porzione dell’atmosfera, potrebbero nutrirsi dei composti di carbonio molto comuni, come l’acido ossalico. In ogni caso la scoperta è interessante perché i mo potrebbero svolgere un ruolo nella formazione di ghiaccio e nubi e quindi avere un impatto sul clima. Il trasporto a lunga distanza dei batteri potrebbe essere, inoltre, di interesse per i modelli di trasmissione di malattie. La questione diviene ancora più curiosa quando volgiamo lo sguardo ad esseri viventi centinaia di volte più piccoli dei Batteri: i Virus! Se ci sono virus che vivono sulla terraferma e altri nell’acqua, non deve stupire che ve ne siano anche nell’aria: questi ultimi sono stati oggetto di uno studio da poco pubblicato su Nature, dove si legge che “centinaia di milioni di virus ogni giorno si depositano sullo strato più basso dell’atmosfera; una pioggia di virus tale che per essere rappresentata occorre scrivere un 10 seguito da 50 numeri zero!”. Uno degli autori dello studio, C. Suttle, microbiologo, afferma: «considerando solo le terre ferme ogni giorno piovono 800 milioni di virus per metro quadrato del pianeta; estrapolando delle stime, ogni persona è quotidianamente “colpita” da almeno 35 virus (se non è recluso in casa), più di un fago ogni ora». Impressionante, vero?
Quindi, se pranzate con un piatto di farfalle al salmone di sicuro state ingerendo anche una bella manciata di Virus: Bon appétit!
FRAGNO
Rara immagine di una cellula batterica intenta a proteggersi da una pioggia di virus, ottenuta tramite microscopio elettronico
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