25 Dicembre 1914, Fiandre. Natale, io non so cosa possa significare per voi, ma per un soldato da quasi 5 mesi in trincea significa tornare alla pace.
Questa guerra sembra non terminare, il tempo sembra dilatarsi ogni giorno sempre più.
L’udito ha fatto l’abitudine agli spari, la vista al sangue, l’olfatto è colmo di zolfo ed il gusto è andato via, così come il senno lasciato a casa assieme alla mia famiglia.
Da questa notte, però, qualcosa è cambiato e noi dell’unità mitragliera britannica, siamo in tregua con i tedeschi, una piccola parentesi di pace in piena guerra.
Per celebrare la notte della Vigilia di Natale abbiamo deciso di accendere delle candele lungo la trincea cantando canzoni come si fa nei nostri villaggi; poi questa mattina di donare degna sepoltura ai nostri caduti. Questa tregua non è una festa, ma solo una luce benedetta in questa sanguinosa tempesta.
Da settimane le nostre razioni erano state ridotte, non avevamo tempo per mangiare cibo caldo, così quella specie di pasta che sembrava cuoio e qui tiepidi minestroni, sono diventati una fredda sbobba grigia fatta con una polvere che pare arrivi dalle Americhe.
Oggi finalmente abbiamo mangiato delle sardine in alluminio portate da un automezzo assieme a cibo caldo ed alcuni liquori. Non è stato niente male, ma io ne capisco poco di cibo, facevo il barbiere mica il cuoco!
Poco fa infatti ho tagliato i capelli a tre quarti di plotone nemico, loro in cambio mi hanno lasciato delle sigarette di tabacco balcanico, che pare sia il migliore in circolazione.
In questo momento sono nel mio angolo di trincea dove per 2 giorni ho condiviso vita e pasti con un ferito grave. Finalmente abbiamo trovato il tempo per medicarlo.
I nostri mezzi sono qui da stamattina nella ‘terra di nessuno’, abbiamo anche giocato a calcio con alcuni di loro, non sono ai nostri livelli, ma è stato bello divertirsi.
Abbiamo scambiato alcune ‘prelibatezze’. Mi hanno fatto assaggiare la zuppa di ‘proiettili’ una zuppa di legumi malcotti e quindi durissimi, ma anche alcuni pretzel che molti di loro avevano preservato dentro le giacche ormai da tempo. Noi abbiamo offerto alcol e thè caldo, è stato bellissimo. Mi sono quasi sentito a casa.
A proposito di casa, chissà come starà la mia famiglia. Chissà se mia moglie ha cucinato il pasticcio anche in mia assenza, se mia madre ha preparato il suo solito dolce di carote ed i miei figli sono in Chiesa a cantare con gli altri. Spero vada tutto bene li, anche se mi hanno riferito che il parlamento sta per aumentare i prezzi del pane, tutto questo per finanziare i nostri inutili proiettili ed anche il nostro dolore.
Anche se questo ‘vivi e lascia vivere’ mi mette ansia e timore che da un momento all’altro possa cambiare tutto per un errore di qualcuno, dentro di me sono felice, sono felice perché non c’è più una trincea, ma qui, in questo posto, una tregua pacifica.
Domani tornerà tutto come prima, e probabilmente la persona con la quale abbiamo condiviso le gioie di un Natale, ci ammazzerà come se nulla fosse.
Vorrei che questo momento non finisse mai, vorrei che fosse sempre Natale e per regalo non vorrei più una guerra.
La ‘Grande Guerra’ finirà l’11 Novembre 1918, e le razioni alimentari ridotte al minimo per il popolo e le milizie furono la prima causa delle varie sconfitte e vittorie conflittuali.
Da allora il Mondo non è ancora cambiato, da allora ed ancora oggi ci sono posti nel mondo in cui si vivono delle piccole trincee, dove si vive con 200g di farina al giorno per 4 persone ed acqua di pozzo non sana, dove un pasto caldo lo si vede una volta a settimana dopo cammini lunghissimi e talvolta vani.
Io vorrei che lì fosse Natale tutti i giorni, per regalo vorrei un po’ di pace.
GFOOD
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