Storie, leggende e anche romanzi, prima o poi finiscono spesso con l'incontrare qualche piantina magica o strana pozione; è per questo che vi parlerò, miei cari sclerati, di alcuni dei tanti esempi di comunione tra la letteratura, gli autori e gli stupefacenti! Un'opera che chiunque avrà sentito almeno nominare, è un caposaldo della cultura occidentale, l'Odissea di Omero (VI sec. a.C.). Nel poema omerico troviamo due riferimenti in materia: i mangiatori di Loto e il Nepenthes. I Lotofagi accolgono Ulisse e i suoi uomini sulla loro isola, offrendogli l’unico alimento di cui si cibano, il frutto del Loto, dolce e nutriente, ma con la caratteristica di provocare forti amnesie. Ulisse, ragazzo sveglio, fiuta il pericolo e forza la fuga per evitare che tutti si dimenticassero di tornare a casa. Il Nepenthes- da nè-penthos, senza dolore – è, a quanto c'è scritto, un farmaco proveniente dall’Egitto che Elena scioglie nel vino da servire ai suoi commensali afflitti dall’assenza di Ulisse.
Pipe ritrovate nel giardino di W. Shakespeare
Il Loto (Nymphaea lotus L.) è effettivamente ricco di proprietà nutritive, tanto da essere ancora consumato in Africa e India, contiene qualche molecola che lo rende tossico ma anche afrodisiaco e psichedelico. Non chiedetemi come facciano a mangiarlo senza morire strafatti mentre fanno l’amore perché non lo so, conosco solo il suo candido fascino. Il Nepenthes è una grande incognita per gli studiosi, essendoci chi lo considera una metafora e chi lo identifica con delle piante (giusquiamo, oppio, cannabis, datura, caffè, ecc…), ma sempre senza esattezza. Tanti anni più tardi, anche William Shakespeare, genio indiscusso, capace di delineare nelle sue opere molte dinamiche sociali e psicologiche tanto attuali, pare trovasse l’ispirazione fumando tabacco, cannabis o coca in pipe di terracotta: ne sono state ritrovate circa 24 nel suo giardino contenenti tracce di queste erbe. Uno tra i grandi scrittori di romanzi del ‘900, famoso sia per la distopia che per l’utopia delle sue storie, è Aldous Huxley, che ne “Il mondo nuovo” e “L’isola” dà tanta importanza, specialmente sociale, agli stupefacenti. Nel primo romanzo (distopico) descrive la “soma”, un farmaco euforizzante distribuito e somministrato dallo Stato, utile a eliminare qualsiasi tipo di sofferenza e ostilità dei cittadini; nel secondo romanzo (utopico) scrive della medicina “moksha”, un allucinogeno di derivazione fungina fondamentale per gli abitanti dell’isola di Pala, questi ne fanno un uso religiosamente ponderato, volto alla più profonda conoscenza di se. Huxley scriveva di cose che conosceva piuttosto bene, vi basti sapere che prima di morire chiese a sua moglie di somministrargli dell’LSD per compiere il trapasso nel miglior modo possibile- c’è un bellissimo scritto di sua moglie che descrive quegli intimi momenti-. Dovrei raccontarvi di quando Dorian Gray- dal romanzo di O. Wilde -va nella fumeria di oppio perché afflitto sentimentalmente e stanco delle sveltine, delle allucinazioni con i granchi che perseguitavano tutti i giorni J. P. Sartre, il filosofo esistenzialista francese cui quotidianamente assumeva una lista di droghe che evito per non dilungarmi troppo, o della scrittrice Elsa Morante che a 50 anni suonati decide di provare LSD e mescalina grazie alle quali poi scriverà un’importante raccolta…ma mi è finito lo spazio! ER GINO
Nymphaea lotus
Commentaires