Metto subito in chiaro la mia posizione: chi pensa che la natura sarebbe infinitamente più bella senza uomini esprime una nuova forma di nichilismo latente che lentamente cresce in noi. Non condivido la posizione di chi ha rinunciato a capire quale sia il posto dell’uomo in mezzo alla realtà, non cerca più un senso, ha perso la speranza.
D’altro canto ci troviamo in un mondo colorato, meraviglioso, fortunatissimo, ed è quindi lecito e doveroso preoccuparsi di preservarlo, cercando di eliminare o ridurre al minimo le bruttezze. Ma, ecco, io temo che nell’ansia, nella fretta di salvare il mondo con impeti di entusiasmo, poi non ci impegniamo a cercare e creare la bellezza nei gesti più intimi e quotidiani, e che un giorno ci passi la voglia di fermarci a guardare una coccinella arrampicarsi su una foglia sfidando la gravità, o un fiore sforzarsi fino allo stremo per sbocciare e preservare la vita.
Quando parlo del piccolo impegno quotidiano, penso a mille grandi e piccole cose: penso a Felix Finkbeiner, il ventiduenne monegasco che in tredici anni ha ripopolato la flora tedesca di 15milioni di alberi (e non ha intenzione di fermarsi). Penso a Giancarlo e Roberto Spaggiari, 87 e 48 anni, che hanno ripiantato un’intera foresta in provincia di Parma. Penso all’Adidas, che l’anno scorso ha venduto 1 milione di scarpe fabbricate al 90% con plastica recuperata dall’oceano indiano (onore al gesto, ma spero di non indossarle mai sia per la salute dei miei piedi e della gente che ho intorno quando mi tolgo le scarpe!!).
Penso a Safet Halid, il simpatico contadino bulgaro in foto che insieme a molti suoi colleghi ha salvato un’intera colonia di cicogne stremate dall’inverno, accogliendole in casa propria. Penso ad Ankara, dove i netturbini hanno fondato una biblioteca comunale (ad oggi conta seimila volumi) solo con libri recuperati dall’immondizia. Penso all’invenzione svedese del Plogging, il jogging con contemporanea raccolta di rifiuti. Penso ai brasiliani Marco de Boer e Felipe Villela ideatori di Renature Foundation, nata con l’obiettivo di aiutare i contadini sudamericani a rendere i propri processi produttivi più vicini alla natura e ripiantare intere foreste, anche di alberi da frutta.
Insomma penso alle migliaia di esempi, vicini e lontani, che possono aiutarci a capire meglio qual è il nostro posto, invece di procedere imperterriti senza porci domande, senza creare una vera e propria sinergia con il verde della terra. Esperienze simili sono così tante nel mondo che sarebbe impossibile trovarle tutte ed elencarle…
Cari amici cornuti, mentre vi scrivo la natura mi abbraccia, la sedia su cui sedevo mi si è appena spappolata sotto le chiappe, l’acqua del pozzo è finita e sono nel cuore delle nostre campagne pugliesi, lontano chilometri da ogni centro abitato e non riesco a trattenere le risate con gli amici, ma il trovarmi qui sperduto mi dà una certezza incrollabile, a fronte di tutto il brutto e il peggio che i giornali possono farci vedere: Podran cortar todas las flores pero no detendran la primavera (Potranno tagliare tutti i fiori ma non fermeranno mai la primavera, P. Neruda)
DRUPO
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