“Ehi amiche, amiche! Ho trovato un campo a qualche chilometro da qui, pieno zeppo di fiori carichi di polline, hanno un nettare magnifico, il migliore che io abbia mai assaggiato! Venite venite!”
“Wow guardate come danza Paolita, è velocissima, dev’essere veramente un buon nettare, seguiamola!”
Questo è l’inizio di un amore tossico, quello dell’ape Paolita e delle sue amiche bottinatrici per una coltivazione di Erythroxylum coca.
Le api nutrendosi del nettare contenente cocaina, con effetti stimolanti non molto diversi da quelli che ha sull’uomo, si eccitano, esagerano la danza che attuano dopo i voli di esplorazione per scegliere il campo da bottinare e finiscono tutte nella trappola dell’arbusto geniale. La squadra di bottinatrici totalmente su di giri diventa ben presto dipendente da quel nettare “agrodolce”, ed è così che la pianta si assicura l’impollinazione, scaccomatto.
Questo non è l’unico caso in cui una pianta “fidelizza” uno sciame con qualche stratagemma stupefacente, infatti sono molti i casi simili, e spesso la botta non sale solo ai piccoli imenotteri...
Apis mellifera su Rhododendron
Aristotele, Gaio Plinio, Senofonte, Lucio Columella e il più giovane David Caprara, chi in antichi scritti e chi in un documentario dalla fotografia mozzafiato, testimoniano gli effetti provocati su coloro che mangiano del miele intossicato. Dato che il miele deriva dalla trasformazione del nettare, se quest’ultimo contiene particolari molecole, il miele può contenerle di conseguenza.
Sono molte le piante mellifere con questa particolarità, per riportarne alcune: Rododendro, Azalea, Datura, Belladonna, Giusquiamo, Digitale, Oleandro, Tutu -nome volgare della Coriaria arborea, tipica della Nuova Zelanda, produce una tossina potentissima, la tutina (perdonate il dettaglio, mi fa ridere)-.
Mangiare del miele proveniente dal nettare di queste piante è decisamente pericoloso, in base alla dose e alle molecole contenute, si possono manifestare sintomi come nausea, vertigini, allucinazioni, problemi respiratori o cardiaci, anche fatali. Le api gradiscono anche l’alcol, infatti capita che il nettare di alcuni fiori, come quello delle orchidee Epipactis, fermenti per via della presenza di lieviti, che permettono lo sviluppo di etanolo. Dopo la visita a queste orchidee le api ne escono sbronze, barcollanti, hanno un volo caotico e lento, ma con la voglia di tornarci al più presto.
L’avresti mai detto che quei piccoli insetti potessero essere così viziosi? Le api ballano e si sballano proprio come i giovani d’oggi, due categorie a cui non si dà ancora la giusta importanza.
Er Gino
Riferimenti:
Kommentarer