Ciao miei cari Sclerati, come avrete di certo intuito, il tema di questo nuovo numero è L’AMAZZONIA, ed io oggi sono qui per raccontarvi del fiore di Theobroma cacao.
La pianta del cacao ha fatto la sua comparsa 10 milioni di anni fa, differenziandosi da un ramo evolutivo della famiglia delle Malvacee.
Per quanto questa specie possa essere famosa per i suoi frutti e per le gioie che a noi tutti regala, difficilmente ci si imbatte nel suo fiore, delicato e particolare.
Theobroma cacao è una sempreverde con altezza fino a 12 metri, i suoi fiori si sviluppano direttamente sul tronco dell’albero e sui rami principali (specie cauliflora). Il fiore è ermafrodita con un diametro tra l’1 e i 2 cm, è costituito da un calice color rosa tenue o giallo con margini provvisti di peli, una corolla formata da 5 petali, ognuno dei quali forma alla base una sorta di cappuccio traslucido, con striature color porpora nella parte interna. Ogni fiore al suo interno possiede 5 stami sterili e 5 stami fertili che si ripiegano in modo che le antere si trovino vicine alla parte interna dei petali.
Questa specie viene tendenzialmente riprodotta per seme, il quale ha un tempo di germinazione di circa una settimana dall’estrazione dal frutto.
L’albero predilige climi caldi con piogge frequenti, non sopporta infatti temperature sotto i 13 gradi,
inoltre ha necessità di terreni molto profondi, poiché le sue radici possono svilupparsi fino a 2 metri di profondità.
Alcune varietà di Theobroma cacao possiedono una variabilità genetica molto vasta, questo però caratterizza solo quelle selvatiche, considerate per questo di grande valore poiché utili per superare le limitazioni delle varietà coltivate che invece possiedono una scarsa variabilità. Queste oggi sono a rischio sia a causa di parassiti che a causa dei cambiamenti climatici .
Le deforestazioni continue che la foresta amazzonica subisce ed i continui incendi, però, oltre a contribuire alla diminuzione di ossigeno ed al ristagno di carbonio nell’atmosfera per la sempre minore presenza di alberi e vegetazione sulla Terra, determinano una costante perdita di biodiversità e di variabilità genetica.
La diminuzione di quest’ultima determina un’impossibilità di intervenire su varietà come questa che oltre ad avere una rilevante importanza economica ha anche un’importanza storica e culturale.
La variabilità genetica è la colonna portante della produzione agricola, senza variabilità non si potrebbero ottenere specie resistenti a patogeni, siccità ed altri elementi che mettono a rischio la produzione delle specie da noi coltivate. Quindi se fosse difficile notare i danni che questi incendi e questa non curanza hanno sulla nostra salute, sulla nostra vita e sulla vita del Pianeta intero, provate, se meglio vi riesce, a ridurre tutto ai meri danni economici.
REGIA
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