Dopo un litigio in famiglia, Cosimo, per evitare ulteriori discussioni con il padre (niente di meno che il Barone di Rondò), decise di arrampicandosi su un albero nel loro giardino. Sapeva che, una volta sceso, avrebbe avuto la sua ingiusta punizione. Perciò Cosimo, che non era un dodicenne qualunque, pensò “non posso essere punito se rimango per sempre sugli alberi”. Un pensiero che divenne realtà. Infatti, non scese mai più. Passò il restante dei sui giorni lassù tra le foglie, la corteccia e le maledette zanzare. Crescendo, gli spettò anche il titolo nobiliare del padre divenendo così un uomo tra gli alberi, un Barone rampante.
Questo è il titolo del romanzo scritto da Italo Calvino (noto a tutti e tutte, spero). Il libro in questione mi ha fatto sognare, viaggiare con la mente e con il cuore e lo consiglio a tutti coloro che, pur sentendosi grandi all’esterno, dentro sono ancora dei bambini sognanti.
Quella di Cosimo, ahimè, è una storia inventata ma ciò che mi ha stupito enormemente è scoprire che esistono davvero persone che hanno vissuto o che tuttora vivono sopra delle piante chiamate Alberi.
Avrete sentito parlare di quella ragazza che si è arrampicata su d’un fusto per evitare il disboscamento da parte della “Grande Azienda Cattiva”. No, non parlo di Lisa Simpson ma di Julia Hill (nickname Butterfly) che ha vissuto su una sequoia gigante dal dicembre 1997 a quello del 1999. All’inizio dovevano essere 7 giorni ma Julia è rimasta a 55 metri di altezza su una piattaforma grande 2x2 metri per due anni senza mai scendere.
Oltre alle ovvie avversità ambientali, la nostra Ambientalista rampante ha dovuto fare i conti con la Pacific Lumber Co., l’azienda che voleva disboscare e radere al suolo una consistente parte della foresta millenaria di Headwaters negli USA per ricavarne materia da destinare all’industria del legno. Sono stati mandati elicotteri così da provare a smuovere la sequoia (denominata “Moon”, Luna) ed in più ci fu un assedio da parte delle guardie di sicurezza mandate dall’azienda.
Tutto ciò non fermò la disobbedienza civile di Hill, anzi portò a maggior interesse dei media la questione. Così Julia si ritrovò a partecipare a trasmissioni televisive e radiofoniche attraverso il suo cellulare caricato a energia solare (una specie di Grande Fratello però dove vivi da sola su una pianta alta 70 metri e a dir poco secolare).
Scese solo quando, alla fine del 1999, la Pacific Lumber Co., con le pressioni da parte degli ambientalisti, decise che Luna e l’area circostante sarebbero stati risparmiati da quel malefico taglio raso. Ora Butterfly gira per il mondo per dare voce e diritti alla palla su cui viviamo.
Mi viene in mente una frase coniata da mia nonna: “Sii tu il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
Quando sentì per la prima volta la parola “Dendrita” pensai subito ad un nome di una malattia (dendrita alla schiena…suona bene). Mai avrei pensato che invece con questo termine ci si riferisce a dei monaci eremiti con la particolarità di trascorrere anni di preghiera e penitenza su un albero ( che in greco si dice Dendron). È stata una pratica diffusa in Siria e Mesopotamia nel V secolo d.C. e uno dei rappresentati più famosi è San Davide di Salonicco.
Già in giovane età iniziò a frequentare il monastero affacciandosi ad una vita di preghiera, digiuno, veglie, umiltà, meditazione solo come un vero monaco eremita sa fare. Ma ciò non gli bastava. Perciò proprio quando l'abate (il “capo” del monastero) morì e gli altri monaci ritennero Davide il suo giusto successore, lui decise di andare a vivere su un mandorlo.
Come abbiamo capito dalla storia precedente, non è così facile vivere su un essere vegetale soprattutto se questo, a causa dei venti forti, è sottoposto a grandi oscillazioni. Scese dopo tre anni andando rinchiudendosi in una cella buia per poi morire martirizzato al ritorno dal suo unico viaggio da Costantinopoli.
Se i Dendriti vi hanno lasciato con l’amaro in bocca, i Korowai vi stupiranno, non solo per la loro alimentazione (tra un po’ capirete), ma soprattutto per le loro magnifiche case sugli alberi tra gli 8 e i 45 metri d’altezza. Questo popolo dimora nelle foreste pluviali della Papua Nuova Guinea e, per scampare alle frequenti inondazioni, ha pensato bene di erigere dei grattacieli sostenibili.
La costruzione inizia intorno ad una pianta robusta e vengono utilizzati rami, corteccia e foglie di palma per completare l’opera. Non riesco a capire perché queste tribù siano conosciute più per le loro abitudini cannibalesche che per le abitazioni antigravità. Ah, non vi avevo detto che fossero cannibali? Va be dai, lo fanno solo quando una persona del loro clan viene posseduta dagli spiriti maligni della foresta; un motivo in più per vivere in una casa sull’albero.
Comunque, credo che più o meno tutti nella nostra esistenza siamo saliti almeno una volta su un albero; ve lo consiglio, ovviamente in sicurezza. Lassù c’è una tranquillità fantastica e solo guardando l’orizzonte ti accorgi di essere tra la terra e il cielo.
Per questo Cosimo non scese mai più, perché preferiva vivere tra le chiome degli alberi dove, pur coesistendo con le forze della natura, lì riusciva a vedere il mondo con occhi diversi, lontano dalla frenesia che ci siamo imposti e più vicino agli istinti con cui siamo nati ma che spesso ignoriamo.
Ruggine
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