Cari lettori, mi sono messa in un pasticcio. Cercando di semplificare il mio compito e la vostra lettura, come sapete, ho deciso di procedere per capitoli, e quindi per classi, ma giunti al capitolo di oggi, non sapevo proprio di cosa parlarvi, non perché nei pesci non ci siano esempi di mimetizzazione, ma perché ce ne sono tantissimi, e quindi ho necessariamente dovuto fare una selezione, vi parlerò quindi di quelli che trovo più caratteristici e singolari. Pronti per questo viaggio nelle profondità del mare?
Sicuramente uno degli esempi più particolari e, lasciatemi dire carini, è il cavalluccio marino pigmeo, appartenente alla famiglia Syngnathidae, questo piccolo animale abita le barriere coralline ad una profondità compresa tra i 10 e i 40 metri; la forma è quella tipica dei cavallucci marini, raggiungono massimo i 2 cm di grandezza. l’Hippocampus bargibanti ha forma e livrea molto paricolari, frutto di un’evoluzione atta al mimetismo, per confondersi con le gorgonie del genere Muricella; il corpo bianco del cavalluccio imita la struttura ramificata della gorgonia, mentre i tubercoli rossi sono del tutto simili ai polipi delle gorgonie.
Se il cavalluccio marino pigmeo utilizza la mimetizzazione per nascondersi dai predatori, c’è qualcuno che la utilizza per predare: il pesce pietra.
Il pesce pietra, nome scientifico Synanceia verrucosa, tra i pesci e gli animali velenosi acquatici è quello con il veleno più potente in assoluto. È molto pericoloso perché possiede sacche velenose su ognuna delle sue 13 spine dorsali; vive nelle acque poco profonde nelle vicinanze delle barriere coralline. La sua lunghezza da adulto arriva ai 40 cm e può pesare fino a 2 kg. Ha il corpo ricoperto da una sorta di verruche carnose e dure e da una sorta di escrescenze simili a piccole alghe. Il colore varia dal rosso-rosa-arancione al marrone o blu scuro.
Queste sue caratteristiche lo rendono uno dei pesci meglio mimetizzati del mondo marino. Si mimetizza benissimo tra i coralli, le rocce e anche sul fondale marino. Il suo nome sta appunto a significare la sua capacità di assomigliare in tutto e per tutto ad una pietra. Spesso si seppellisce sotto la sabbia ed usa questa tecnica per cacciare le sue prede. È caratterizzato da una grande bocca e da una grande testa, non è un gran nuotatore, nel senso che non è molto veloce quando si muove. È invece molto veloce nell’utilizzare la bocca quando sferra l’attacco alle sue prede. Vive in media dai 6 ai 10 anni.
Un altro sensazionale esempio è Il pesce arlecchino, o Pesce lima dal rostro (Oxymonacanthus longirostris), che non solo ha l'aspetto di un ramo di corallo, ma ha lo stesso odore, il che gli consente di passare inosservato dai predatori notturni. La sua abilità mimetica di odorare come il corallo è così precisa che neanche i piccoli granchi che vivono sui rami dei coralli riescono distinguerlo dal vero corallo. Il suo 'travestimento' però non funziona se si ripara in una specie di corallo differente, perché può odorare solo come il corallo che ha consumato. E' la prima volta che questa tecnica di mimetismo, comune negli invertebrati che si alimentano di piante, viene individuata in animali più in alto nella catena alimentare, come i pesci.
Vorrei fare un ultimo esempio nel mondo dell’acqua, un altro cavalluccio marino, il Phycodurus eques, detto anche dragone foglia
Il nome è motivato dall’aspetto, infatti su tutto il corpo ha queste escrescenze a forma di foglia che non sono usate per il movimento, ma servono solamente come camuffamento. Il dragone foglia si sposta grazie a una pinna pettorale sulla cresta del collo e una pinna dorsale prossima all'estremità della coda. Queste piccole pinne sono quasi completamente trasparenti e difficili da vedere, dato che ondeggiano impercettibilmente per spostare l'animale silenziosamente attraverso l'acqua completando l'illusione di un'alga fluttuante. Raggiunge una lunghezza massima di 35 cm.
Se pur molto sintetico, il nostro viaggio nel mare per oggi finisce qui.
La Nonn
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