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IPA

Quant’è buona l’acqua!

“Quant’è buona l’acqua!” era la prima frase che esclamavo sempre dopo aver passato una serata a far baldoria – e sono abbastanza sicuro di non essere l’unico. È una frase che sembra banale ma, che allo stesso tempo, apre la porta a diversi punti di vista. Innanzitutto, bisognerebbe rivalutare quella sorta di “indifferenza gustativa” dell’acqua che ancor di più sottolinea la sua importanza per la sopravvivenza. Questo tuttavia non sarà il luogo in cui cercherò di spingervi a consumare meno alcool e ricordarvi di bere almeno 2 litri di acqua al giorno – però fatelo comunque. L’indifferenza in cui l’acqua si espande, tende a coprire la sua reale importanza. Ad esempio: sapete che nella maggior parte dei paesi in via di sviluppo bisogna comprare l’acqua in bottiglie di plastica anche solo per cucinare? Ovviamente se non avete abbastanza soldi potete usare l’acqua che si trova in giro, previa bollitura per evitare spiacevoli sorprese. O ancora: sapete che ci vogliono all’incirca 15.000 litri di acqua per produrre UN chilo di carne bovina? Attenzione però, questo non vuol dire che nella sua vita il bovino ha bevuto così tanto, ma che quella quantità è stata utilizzata per tutti i passaggi dell’allevamento. Ed in effetti, quanti litri d’acqua consumiamo nella nostra vita quotidiana? Qui di seguito uno strumento utile per avvicinarsi alla risposta: aquapath-project.eu/calculator-it/calculator.html – non è pubblicità!


In ogni caso l’acqua, che sia per riprendersi da un selvaggio martedì sera (il weekend col Covid ha perso il suo significato) o per innaffiare le piante, è fondamentale per la sopravvivenza.

Ma torniamo a noi. Nell’ultimo periodo sentiamo parlare spesso di “bene di prima necessità” e viene naturale immaginare l’acqua come uno di questi. Con ciò, essa viene considerata ed è a tutti gli effetti un “bene comune”. E qui viene il bello. Per bene comune intendiamo una risorsa che appartiene alla comunità mondiale proprio perché fonte di vita. Dall’inizio del secolo scorso le istituzioni dei paesi industrializzati si sono concentrati sulla gestione pubblica dell’acqua per consentirne un accesso maggiore da parte delle popolazioni. Un po’ seguendo la scia di come dovrebbe essere effettivamente distribuito un “bene comune”. Tuttavia è difficile pensare che la gestione di un bene così prezioso sia priva di tensioni e difficoltà. Forse in pochi ricordano quel referendum del 2011 per rendere interamente pubblica la gestione dell’acqua – nonostante il forte “Sì”, veramente poco è cambiato. Ad oggi le aziende private sono ancora presenti all’interno della gestione dei servizi idrici, soprattutto nella distribuzione. Infatti se sono un’azienda imbottigliatrice non posso comprare la sorgente, ma acquisire la concessione esclusiva di imbottigliare e smerciare l’acqua che ne deriva. Quando comprate i fardelli al supermercato non state realmente acquistando dell’acqua, ma la plastica che la contiene, ovvero l’unico componente a cui le aziende possono modificare il prezzo.


A questo si aggiunge la recente introduzione dell’acqua in borsa a Wall Street, ma spieghiamo meglio. Con i recenti drastici sviluppi dei cambiamenti climatici e la riduzione delle risorse planetarie, è venuto spontaneo immaginare l’acqua come petrolio in futuro. Secondo il concetto di “futures”, gli investitori possono “scommettere” o stipulare un prezzo in base alla disponibilità futura e alla qualità del bene che si sta trattando. Questo permette a chi produce un bene di assicurarsi il futuro evitando perdite, ma si preclude la possibilità di guadagni extra poiché non potrà aumentare il prezzo. Fino a poco tempo fa, l’acqua come materia in sé non era mai stata soggetto a questo tipo di pratica – ma evidentemente qualcosa è cambiato. C’è da preoccuparsi? Secondo me un po’, perché anche se questa pratica rimane limitata allo stato della California, apre uno spiraglio per poterla adottare a livello mondiale. L’acqua è il futuro e anche Coca Cola l’ha capito: è recente la notizia dell’acquisto della Lurisia per quasi 90 milioni di euro – azienda piemontese che produce bevande gasate e imbottiglia acque minerali. Così facendo la Coca Cola diversifica la propria offerta per rispondere al calo delle vendite di bibite gasate e zuccherate, dovuto soprattutto alla costante attenzione ai problemi di de- e mal-nutrizione – obesità e diabete infantili in primis. Tutto questo pippone per dirvi di non sottovalutare l’acqua e di ripensarla come un bene estremamente prezioso, senza la quale non ci può essere vita. La giornata mondiale dell’acqua non è solo oggi, è ogni giorno. Per il nostro futuro e per quello delle prossime generazioni.

Avete presente il cartello che ogni tanto si trovano nei bagni che dicono “Lasciami come vorresti trovarmi”? Beh, il principio è quello. Immaginatevi di ritrovarvi senz’acqua dopo una sbronza e scoprirete che la frase “Quant’è buona l’acqua” non è così scontata come sembra.

IPA, la nostra nuova ifa


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