Che bello il Natale, i regali, il pandoro con lo zucchero a velo, la candida neve alla finestra…ma che neve, quella è cocaina! Può sembrarvi una strana associazione cari lettori, ma purtroppo, non è casuale. Come molti mercati europei che durante le festività natalizie fanno i fuochi d’artificio, anche quello degli stupefacenti non scherza; all’ingordo consumo non sfugge proprio nulla. Dopo Cannabis e oppioidi, la cocaina si prende una bella fetta del mercato europeo, stimato nel più recente report della EMCDDA per 30miliardi di euro annui. Noi italiani ne siamo grandi consumatori e commercianti, i nostri porti fanno da ingresso ai carichi provenienti dal Sud America, i quali vengono tagliati e distribuiti in tutta Europa; a metà del mese scorso nel porto di Gioia Tauro (RC) è stata sequestrata una tonnellata di cocaina pura tra i caschi di banane. Ma sappiamo cos’è questo eccitante che dilaga sia tra gli alti che tra i bassi circoli della società?
Tutto nasce, dall’arbusto Erythroxylum coca, le cui foglie contengono svariate molecole psicoattive. Finché non si forza l’estrazione, queste foglioline sono un potenziale ed innocuo stimolante alla stregua del caffè -un amico mi ha raccontato del suo servizio civile in Perù e di quanto utile era masticare foglie di coca durante le escursioni in altura, lo aiutava a respirare meglio, a non sentire la stanchezza, la fame e a digerire i sostanziosi piatti preparati dalle signore dei villaggi-, ma bisogna sempre strafare, quindi l’uomo ha sviluppato un processo di estrazione che prevede l’utilizzo di ingredienti poco genuini. Cherosene, acetone, acido solforico, carbonato di calcio, permanganato di potassio, acido cloridrico e idrossido di ammonio sono i principali agenti chimici utilizzati, questi non vengono mai totalmente rimossi dal prodotto finale, anche perché chiamare chimico professionista un “cristalizadero” nel suo “lab” tra gli alberi delle foreste colombiane, sarebbe come chiamare chirurgo un macellaio. Al quel prodotto finale “puro” va aggiunta la percentuale di taglio che il consumatore può permettersi, raggiungendo così un fantastico intervallo di purezza compreso tra 5 e 40%.
Schifezze a parte, vediamo brevemente cosa succede nella capoccia di un cocainomane: nel sistema nervoso centrale, la molecola imputata blocca il riassorbimento della dopamina ed altri neurotrasmettitori nel terminale presinaptico, determinando euforia, loquacità ed energia. Influenzando fortemente i livelli di dopamina il soggetto è portato a paranoia, apatia, psicosi e dipendenza, oltre che a vari problemi fisici. Le foglie furono esportate in Europa dopo la caduta dell’impero Inca, entrando a far parte della vita quotidiana; è stata un ingrediente chiave della ricetta originale della Coca Cola. Nella seconda metà del ‘900 la polvere ha avuto un ruolo di punta nella società poiché la preferita di attori, musicisti e personalità facoltose, oggi è una piaga anche perché la gente ostenta l’emulazione di una vita che non gli appartiene. Ancora una volta è l’inconsapevolezza dell’uomo a fare della natura un problema. Questo Natale proviamo ad essere più attenti e consapevoli dei nostri consumi, le scariche di endorfine cerchiamole tra il buon cibo e l’attività fisica, sapete che intendo…
Buon Natale da ER GINO
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